Correre su strada, spiaggia e deserto!

 

 

 

 

Giovedì, Marzo 28, 2024

1999 Correre nel deserto

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 CORRERE  NEL DESERTO  neri editore Firenze 1999 pag.41/42/43/44

 Sensazioni generali provate nel deserto-

“Sei appena tornato a casa ed il deserto già ti manca”

 

Piergiorgio Scaramelli.

 

“Io corro per il piacere di correre: Quando corro mi sento libero, specialmente se questo avviene a contatto diretto con la natura, e nel deserto in particolare: questa sua immensità eleva all’ennesima potenza la sensazione di Libertà. Nella quiete del suo paesaggio, alcune volte irreale, mi sento libero da tutto e da tutti. Correre da solo nel silenzio del deserto, sotto il sole cocente o nella notte stellata con la luna piena, con  il vento che ti scuote i capelli è un’emozione unica, indescrivibile. Ti senti forte, diventi un animale “selvaggio”(soprannome datomi da un noto negoziante di articoli sportivi di Modena che mi sta a pennello). In te si risveglia quell’istinto di sopravvivenza in un ambiente antico che ti riporta indietro alle origini in cui gli animali e gli uomini avevano con ciò che li circondava un rapporto di reciproco rispetto, mantenendo inalterati quegli equilibri ecologici che oggi sono messi in serio pericolo dalla prepotenza e stoltezza degli uomini.

Il deserto mi ha sempre affascinato fin da piccolo , quando stavo delle ore davanti all’atlante geografico, fissando le foto  di quel mare di sabbia, con le sue onde create dal vento ed esaltate dall'ombra, o i volti degli abitanti del deserto con i loro volti asciutti e rugosi, ma fieri negli occhi. Mi sentivo attratto da quel mondo.  Crescendo, ho viaggiato e mi sono reso conto a poco a poco che nel deserto individuavo quella Terra, come doveva essere una volta, LIBERA PER TUTTI SENZA BARRIERE E FRONTIERE.

Dopo avere avuto la possibilità di correre nel deserto, tornando a casa ti rendi conto di essere cambiato, ti senti più ricco interiormente. Finita la corsa con la stanchezza accumulata, con i dolori alle caviglie ed ai piedi, dovresti provare un senso di liberazione, invece ti assale lo sconforto , un senso di frustrazione che ti angoscia. Sei appena tornato a casa ed il deserto è già li che ti manca. Alcune volte ti trovi a ripensare  agli odori ed ai profumi del deserto, al fumo del fuoco spento dove pochi attimi prima eri a sorseggiare il tè con gli “uomini blu”, i tuareg.

Il deserto è vivo: E’ una costante delizia di forme , colori e sfumature, punti di riferimento naturali e paesaggi spettacolari. Un contrasto sorprendente di pietraie e dune, cieli azzurri e stellati, suolo color ocra o rosso, oasi con coltivazioni  verde brillante. Quando piove anche un sol giorno, fiorisce: fiori e verde, una cosa che emoziona. Il deserto è  cultura, con le sue popolazioni nomadi, con i suoi ritmi che celano antichi misteri; ascoltare le leggende di cavalieri nella notte stellata che solcano questi mari di sabbia e farsi rapire estasiati dai mistici racconti degli anziani dei Tuareg ti arricchisce nel profondo.

In un momento di sconforto, in mezzo alle dune di Merzuga nel 1991, ho scritto:

nel silenzio che urla

un soffio di vento attraversa le dune calde del Sahara

………….è il sospiro…….

………….è l’urlo dell’uomo LIBERO!!!

 

Una stupidata ma mi è venuta così e da allora la scrivo su tutte le cose che porto con me nel deserto.

In quelle dune ho provato emozioni che mi pervadevano il corpo in un crescendo di stati d’animo diversi, sempre più belli. Il mio corpo era lì nella sabbia cocente, senza punti di riferimento, con la bussola in tilt, e la mia mente era invece trasportata lontano, andando dietro  a chissà quale richiamo, come in un sogno magico. Ormai sono anni che vado a correre nel deserto e mi capita sempre questa cosa strana: quando termino di correre,  e mi stendo a riposare, mentalmente rifaccio tutto il percorso guardandomi : Sì guardandomi mentre corro, perché sono in alto, come un uccello e vedo me stesso che corre. Forse sarà perché da moltissimi anni partecipo ad ultramaratone, sono abituato a correre da solo e quindi percorro magari dieci chilometri senza accorgermene, come in trance. Mi estraneo e via!!!

Difficoltà a correre nel deserto non ne vedo se non nel fatto che non c’è acqua. L’acqua è l’unico elemento che manca, o meglio dire che non ce né in abbondanza, ma se delle popolazioni hanno vissuto per secoli in questa terra vuol dire che è fattibile e se è fattibile….si può fare. Certo occorre seguire ed attenersi a determinati principi, comunque la cosa migliore è guardare e chiedere agli abitanti del posto: quello che fanno loro è la cosa giusta e non dobbiamo avere la presunzione di venire a correre nel deserto con il nostro “sapere scolastico”. L’esperienza non si inventa!!!!

Personalmente sono dell’avviso  che il deserto  non è ostile o inospitale, siamo noi che abbiamo perduto l’abitudine a confrontarci(o rapportarci) con l’ambiente naturale: mal sopportiamo il caldo e il freddo; abituati ai confort, temiamo il vento, tremiamo all’idea di dormire per terra, siamo timorosi e paurosi del buio, degli scorpioni, delle vipere. Abbiamo in poche parole perduto quella facoltà di “dialogare “ con la natura e di rispettarla per quello che essa è e rappresenta. La vita, nel bene e nel male, bisogna accettarla, comprenderla: scorpioni e vipere sono abitatori abituali dei deserti, il deserto è il loro mondo: siamo noi ad andare a “casa loro”, siamo noi che dobbiamo capire e fare in modo di non danneggiare loro ed il loro mondo, che quando ci siamo( ma anche quando non ci siamo) è pure il nostro:

Correre nel deserto è fantastico!!! Per quanto dura e aspra possa essere, un bella corsa attraverso pietraie , erg, jabel, laghi asciutti rigenera nel morale, nello spirito, e ti fa ritrovare. Molti evitano di confrontarsi con se stessi per paura di vedere qualcosa che non piace, senza capire che è comunque un bene perché viene offerta la possibilità di cambiare. Il deserto mi ha formato, mi ha abituato a sopportare e superare molti ostacoli – la vita purtroppo riserva sempre delle amare sorprese – ed i suoi abitanti possono aiutarti a capire ed accettare anche cose che al momento sembrano incomprensibili.

Ma perché non cercare se stessi in alta montagna, al mare, in campagna, in collina, nei boschi? Perché  proprio il deserto? Il deserto sembra essere lì in attesa che tu vada, è fatto apposta , ti invita con la sua immensità, con la sua solitudine, con il suo silenzio. E’ un luogo ideale , lontano da luci artificiali, da suoni metallici, un luogo in cui il tuo sguardo può spingersi oltre i confini naturali della Terra ed al tempo stesso dentro te stesso.

Il deserto aiuta anche la fantasia. Con la fantasia viaggi lontano lungo i sentieri ancestrali dei signori del deserto!

Per correre nel deserto, oltre all’allenamento fisico occorre una predisposizione mentale. Devi aprirti al deserto, avere la mente libera, per osservare ogni angolo, ogni aspetto del suo paesaggio pieno di contrasti, e questo ti ripaga di quel sudore che lascerai cadere nella sabbia. Da lontano, osservando le lunghe distese di pietre laviche, tutto sembra morto, invece basta guardare attentamente per vedere spuntare una vita che non penseresti mai di trovare: piante filiformi, varietà di piccoli poponi che servono come alimento per cammelli e dromedari, scorpioni bianchi sulla sabbia, neri nelle pietraie, vipere cornute e scarabei al lavoro che spingono la loro pallina di sterco.

A proposito di sterco, i Tuareg fanno un gioco simile alla nostra dama, muovendo sul terreno delle palline fatte di sterco secco di dromedario. Si divertono con poco e sfruttano tutto ciò che hanno a disposizione.

Questo li fa grandi.

Piergiorgio Scaramelli “ Il Selvaggio”

 

 

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Piergiorgio Scaramelli - Atacama

Piergiorgio Scaramelli - Toscano esperto ultramaratoneta, vive a Boa Vista ed è l’ideatore della “Boa Vista Ultramarathon”, gara in linea di 150km che dal 2000 si svolge sull’isola capoverdiana

 

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2021 - Boa Vista Ultratrail in solitaria Bistari Onlus

 

 

L’Avventura è finita!

 

Volevo ringraziare tutti, indistintamente, per avermi seguito e supportato, con calore e

affetto, lungo tutti 150 km del meraviglioso e suggestivo percorso della @Boa Vista Ultra Trail.

Nel contempo volevo scusarmi per essermi fatto vivo solo dopo 4 giorni dal termine dell’avventura, ma come potete ben immaginare, vista la mia giovane età, i tempi di recupero fisico sono stati un poco lunghi. Sono arrivato piegato in due e per raddrizzarmi mi ci sono voluti 3 giorni di cure e massaggi, e comunque ancora oggi ho un assetto strano tipo “ Torre di Pisa”.

E’ stata emozionante questa 150 km, ed alla partenza, e per molti km, addirittura esaltante, tant’è che mi sono messo a correre più che camminare, come un ragazzino! Forse un po’ troppo veloce. Ma le sensazioni erano buone, le condizioni meteo ideali, di giorno e di notte (una luna quasi piena, brillante e sorridente), ed il terreno mi era familiare.

Momenti difficili si sono alternati ad altri più facili, frazioni dolorose ad altre meno, in questo divenire che è “la legge” delle ultra, l’importante è gestire i momenti e mantenere la testa sempre concentrata nell’obiettivo finale.

 

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Volantino Boavista Ultratrail

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